Fatti molti tentativi, tutti falliti!
Il poeta vastese è sepolto al Cimitero di Highgate di Londra.
di GIUSEPPE CATANIA
II poeta ed esule patriota in Inghilterra si augurò
di «aver la tomba» a Vasto, nella Patria avita
«Colline apriche ove scherzai bambino,
ove in me riflettea vivido azzurro,
addio per sempre! Innanzi al guardo mio
non verrete mai più: per sempre addio!»
Così scriveva Gabriele Rossetti, costretto
a lasciare Vasto, sua terra natale, per andare
esule, egli spirito libero, in terra lontana.
A bordo della nave dell'Ammiraglio inglese
Sir John Graham Moore, che muoveva
dal porto di Napoli per strapparlo alla persecuzione
di re Ferdinando I, dava t'ultimo
sguardo
all'Italia che non mancò di tenere
sempre nei suoi pensieri.
Il 28 febbraio 1983 è caduto il secondo
centenario della
nascita (1783) di Gabriele
Rossetti, le cui spoglie sono sepolte nel cimitero
di Highgate a Londra (insieme a membri della sua famiglia).
Poeta, patriota, dantista, morì nei 1854 ed
è, come ha fatto rilevare già il prof. Luigi Benedetti,
«l'unico grande italiano ancora sepolto
in Inghilterra» ed a rimanervi in esilio.
In passato altri hanno tentato di restituire
le spoglie di Gabriele Rossetti all'Italia ed
a Vasto, sua città natale che all'esule ha sì
eretto un monumento, ma non una tomba.
Il 28 luglio 1881, nel corso di una discussione
al Parlamento dello schema di legge
per il trasporto e la tumulazione della salma
di Ugo Foscolo, l'On. Ayala presentava
il seguente ordine del giorno: «la Camera,
invitando l'on. ministro di pubblica istruzione
a cogliere l'opportunità di trasportare dal
medesimo cimitero di Londra nella città di
Napoli i resti dell'altro esule, educatore a libertà
e patria, Gabriele Rossetti, passa all'approvazione degli articoli». Il Ministro per
l'Istruzione Pubblica, Correnti, pur condividendo
il contenuto altamente culturale sulla
figura e sulla personalità del poeta esule
illustrato dall'On. Ayala, dichiarandosi «tra
gli ammiratori di Gabriele Rossetti", per ragioni
di spesa, affermava di non accettare
l'ordine del giorno.
E la proposta cadde nel nulla anche perché
a Napoli, allora non si trovò «nel camposanto
un posto degno di tanto uomo, collocandolo
per l'appunto, accanto al suo più
grande amico, il generale cittadino Guglielmo
Pepe, col quale ebbe costante carteggio;
e sono belle e famose le lettere che egli
scriveva quando si pensava alla rivoluzione
d'Italia».
Il 14 marzo 1883, in occasione dell'inaugurazione
nel Museo Civico di Vasto di una
lapide commemorativa, nella festa del centenario
di Rossetti, nel discorso pronunciato
dal Membro della Commissione Conservatrice
dei Monumenti ed Opere d'Arte della
Provincia, Avv. Vincenzo Zecca, tra l'altro
fu affermato: “Ed egli, intanto, che fu apostolo,
profeta, martire di questi progressi,
dorme da 29 anni in terra straniera! Giungerà,
dunque a tal segno la nostra ingratitudine,
da confermargli anche da morto, l'esilio?
Ah, no, ti piace, ombra onoranda! Questa
rampogna non può pesare sulla tua terra
natale. Sono già quattro lustri che un tuo
concittadino, di gagliardi spiriti, educato alla
tua scuola e martire anch'egli della patria,
si faceva banditore dalla grande riparazione
che ti doveva l'Italia (Giuseppe dei
Conti Ricci - ndr). Con calde premure questa
città si fece a reclamare le tue ceneri;
ma furono i tuoi che vollero serbarle al lustro
della terra ospitale”.
Negli anni '60 a Vasto si ebbe un fervore
di iniziative promosse dall'allora Comitato di
Arte e Cultura, tra le cui lodevoli attività fu
compresa anche quella dì far tornare le ceneri
di Rossetti in patria, ove egli stesso si
augurò «di aver la tomba».
Ricordiamo che il dott. Giuseppe Pietrocola, del Comitato Organizzatore
per le Manifestazioni Rossettiane 1983 del Comune di Vasto, compì una “esplorazione” alla tomba dei Rossetti all’Highgate Cemetery di Londra.
Nelle manifestazioni per Gabriele Rossetti
era compresa la possibile «traslazione» delle ceneri
dal cimitero londinese a quello di Vasto, proprio
per riavere qui le spoglie mortali di un
grande vastese che ha onorato la patria e
la cultura italiana, sì da guadagnarsi l'appellativo
di «Tirteo d'Italia».
Si sperava che la concessione dell'alto patrocinio
del Presidente della Repubblica alla
manifestazione del centenario rossettiano
costituisse un significativo riconoscimento
alla memoria di un uomo, quale fu il Rossetti,
campione della «resistenza» d'altri tempi,
che giammai piegò il suo spirito di libertà
all'oppressore, sì da lasciare, con lo strazio
nel cuore, la sua patria, serbando, però,
intatta l'immagine della terra natale verso
la quale dedicò i suoi pensieri e gli illuminati
versi.
Una memorabile «gita» a Londra di una
rappresentanza dei comune di Vasto ebbe
l'amara constatazione dello stato di abbandono
in cui la tomba dei Rossetti era relegata.
Ma è pur sempre augurabile che l'esclamazione
del poeta
«O patria avita ov'io sortii la cuna,
ed ove io m'augurai dì aver la tomba»
troverà appagamento un giorno, anche per
dare uno scopo ed una concretezza alle iniziative
di Vasto volte ad onorare degnamente
uno dei suoi più illustri figli.
Giuseppe Catania
1 commento:
Portarlo a Vasto e lasciare il suo mausoleo nel totale abbandono come tutti altri nel cimitero di Vasto mi sembra un'idozia, meglio lasciarlo lì certamente sara piu curato
di quanto sia nel nostro cimitero dove non c'è minimo rispetto per le tombe storiche e quelle ordinarie!!
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