domenica 8 settembre 2019

Arte: "Scavi di Pompei", una versione di Filippo e l'altra di Francesco Paolo Palizzi


di GIUSEPPE CATANIA
I fratelli Palizzi furono pittori che seppero interpretare dal vero la natura circostante, indiscussi artefici di quella corrente artistica più nota e resa famosa ovunque, come la "Scuola di Posillipo".

Accanto alle opere dedicate agli animali, in prevalenza quelle di Filippo (1818-1899), o alle nature morte dominanti in Francesco Paolo (1825-1871), vanno degnamente collocate quelle considerate "storiche" o descrittive di
avvenimenti del passato.
Filippo Palizzi, infatti, non disdegnò di rappresentare,
con artificiosa costruzione, episodi che la storia ebbe a "cogliere dal vivo", attraverso la narrazione di autori indiscussi.

L'artista, forte della sagacia che lo distinse nell'esprimere sensazioni immediate, colte dal vero, amò anche raccontare pittoricamente, aspetti architettonici propri della sua epoca, con opere di concetto, non di ispirazione, sia pure realizzate con perfetta esteriorità.

Su tali aspetti particolari finora non si è cercato di indagare per giustificare la modalità con cui i pittori Palizzi riuscirono a "creare" opere sensazionali, ma, indubbiamente, non rispondenti a quelle caratteristiche di verismo di cui furono la massima espressione. Abbiamo due opere di significativa interpretazione fantastica.

L'una è di Filippo Palizzi: "Giovinetta sugli Scavi". Era il tempo in cui gli scavi di Pompei, città sommersa dalla eruzione del Vesuvio, accendevano la fantasia e la curiosità generale. Filippo, infatti, dipinse, inventandola, una scena in cui una fanciulla sosta pensierosa, in atteggiamento curioso, in contemplazione delle rovine.

Curioso è il fatto che anche il fratello Francesco Paolo abbia dipinto la stessa scena, forse copiandola da Filippo, con qualche lieve variante, come è dimostrato dall'altra tela: "Gli scavi di Pompei". La diversità che si riscontra nelle due opere sono lievi, ma evidenti. L'atteggiamento della fanciulla, in primo piano, è identico; quasi uguale le il dirupo, su cui sosta la figura femminile; qualche differenza nel movimento delle altre figure femminili in secondo piano; del tutto diversa l'architettura del rudere dipinto sulla destra. Filippo interpreta la scena con schermi quasi aderenti alle decorazioni paretali rinvenute nelle abitazioni di Pompei sommersa.

Francesco Paolo, invece, indugia con figurazioni inventate, che non hanno alcuna rispondenza con gli originali di epoca romana.

Si tratta di un episodio evidentemente curioso, inedito, e se si vuoi convenire, anche sorprendente che, però, pur evidenziando un particolare unico, non sminuisce la peculiarità verista che caratterizza tutta la pittura dei Palizzi,

Giuseppe Catania

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