venerdì 24 luglio 2020

Alla (ri)scoperta di Vasto: tesori di architettura, il Palazzo Marchesani


di GIUSEPPE CATANIA

Epoca
Nella "pianta a volo d'uccello" della Città del Vasto del 1793, PALAZZO MARCHESANI è raffigurato nel casamento a fianco della Chiesa di Santa Maria Maggiore. Il palazzo è considerato fra quelli di maggior rilievo fra gli edifici signorili costruiti all'inizio del 1700, ed è situato nella parte storica, d'epoca medioevale, ricompresa nella tipica soluzione urbanistica a "raggiera", attorno all'edificio del culto.

Ubicazione
L'edificio, la cui facciata sì sviluppa su via Santa Maria Maggiore, apparteneva alla "Contrada del Buonconsiglio", confinante con la "Contrada del Castello" (o di Santa Maria), così detta perché, nella
zona adiacente era il Castello Gisone, sulle cui fondamenta venne fatta edificare la base della torre campanaria di Santa Maria Maggiore, nota come "Battaglia" (avanzo della fortezza). Confina a nord con via Giosia ed a sud con vico Tiziano. Nell'edificio prospiciente, Separato da Vico Isonzo, era il "Palazzetto dei Caldora" ed a nord la sede delle Antiche Carceri. Prima della costruzione, qui era la casa di Buzio di Alvappario, illustre e ricchissimo esponente politico dell'epoca.
Nel 1759 il palazzo era di proprietà di Vincenzo Cardone e poi del dott. Raiani (Atto Notar Francesco Antonio Marchesani del 7 maggio 1824). Poi la proprietà è passata alla famiglia Marchesani. Fino ad aprile 2015 era abitato dal compianto dott. Carlo, studioso e storico, ultimo erede della famiglia.

Il PalazzoNella pianta di Vasto del 1838 è individuabile nel casamento compreso fra la Cappella di S.Gaetano e la Chiesa di S.Maria Maggiore. Il fronte su via Santa Maria Maggiore ha le due delimitazioni laterali su vico Giosia e vico Tiziano. La costruzione, in cotto, materiale largamente impiegato fin dal tempo dei romani, per la realizzazione della muratura in mattoni, per la copertura dei tetti (coppi) e per la posa dei pavimenti (quadroni o ceramica) ha una armonica composizione. L'elemento di connessione tra spazio esterno e lo spazio interno è costituito da un'apertura andrale, ad arco, con portale a strombi laterali sormontato da accentuata cornice in rilievo e volute. Da qui, per mezzo di un androne, con volta a botte, si accede in un cortile aperto su cui è situato un pozzo ed a sinistra una gradinata di accesso che smista su due logge laterali, a due archi con colonna centrale, sulle stanze del piano superiore ornate con stucchi e decorazioni. Lungo la facciata principale, a piano terra, originariamente si aprivano quattro porte: l'antro centrale già descritto e di accesso all'edificio e tre porte ad arco (due a sinistra ed una a destra del portone dì accesso), tutte sormontate da cornici lavorate a mattoni.
La scansione delle aperture a piano terra è accentuata dal bugnato in quelle laterali, i cui vani sono destinati a bottega, e crea effetti contrastanti chiaroscurali. La modifica successiva, e la giunta di nuove apertura, ha visibilmente compromesso l'assetto armonico della facciata e l'equilibrio originario tra altezza e lunghezza dell’edificio. 
Sul marcapiano poggiano, in successione regolare, sette finestre timpanate (di cui due prima di quelle estreme e balconcino protette da ringhiere in ferro battuto) arricchite da frontoni corniciati sporgenti, ripetuti negli arcali del piano terra, e due finestrine quadrate al di sotto dei balconcini, che contribuiscono ad animare il paramento murario, coperto da intonaco nel tipico colore d'epoca: grigio chiaro. 
Modellate le lavorazioni a cornice e volute a lieve aggetto in ornato simmetrico ed elegante.
II Palazzo si innesta, come costruzione isolata, in stretta connessione con l'assetto urbanistico della città, nella perimetrazione medievale, ed evidenzia forme rinascimentali interpretate con gusto sobrio ed elegante. Nelle facciate laterali si aprono rispettivamente due finestre di modesta decorazione. 
Questa tipica architettura esalta gli elementi decorativi che sono arricchiti da cornici nelle finestre principali e nei portali architravati. Le due lesene laterali, che preludono l'arrotondamento degli spigoli perimetrali, scandiscono la superficie verticale dell'intero edificio.

Il personaggio
Buzio di Alvappario era un illustre e ricchissimo esponente della politica di quell'epoca. Infatti, era cancelliere del Re, sindaco di Vasto e vice console per le controversie marittime, per designazione dei commercianti. Nel 1385 ottenne da Re Carlo III di Durazzo l'unificazione di Castel Gisone e Guasto di Aymone con la denominazione di Vasto Aymone. Riferisce il Marchesani (Storia di Vasto) che nel mese di giugno 1379 Buzio di Alvappario venne assalito nella sua abitazione in via S.Maria, dal soldato Lisulo di Catania, che risiedeva a Vasto, seguito da 25 compagni, tra i quali vi era anche Mascarello, figlio del Notaio Masio Scanosio, proprietario di beni feudali in località colle Buono.
Lisulo e Scanosio volevano uccidere il Buzio perché aveva loro ordinato di restituire i beni che avevano "usurpato alla Bagliva". Si erano, infatti, appropriati dei tributi (canoni enfiteutici imposti dal tribunale) Bagliva o Bajulazione. Buzio riuscì a sfuggire all'attentato e costoro sfogarono la rabbia rovinando a colpi di accetta tutti i mobili. Si accingevano anche a bruciare la casa di Buzio, ma ne furono dissuasi dalle buone parole di ragguardevoli persone e dal suono delle campane e dell'accorrere di un drappello di soldati con lo stendardo dell'Università. 
Dopo lo scampato pericolo il Buzio fece incidere, sulla pietra tombale del suo sepolcro, rinvenuta nella Chiesa di S.Antonio di Padova (ora murata nella parete orientale di S.Maria Maggiore): BUCIUS DE ALVAPPARIO PROTONTINUS... SUB CRUCE S.ANTONI... MCCCCXX... 
Buzio di Alvappario sposò Bellalta de Palatio, figlia del Notaio Agostino. Costei venne seppellita nel 1404, nella Chiesa della Vergine de1 Guarlati, detta S.Maria dei Miracoli per la fervida devozione dei vastesi. La Chiesa, unitamente alla Cappella di S.Rocco, eretta a salvamento della peste del 1478, venne demolita nel 1611 e la pietra tombale del suo sepolcro venne raccolta ed infissa nel muro occidentale di S.Maria Maggiore. Vi è inciso: DOMINA BELLALTA DE PALATIO CONIUX BUCCI NOTARII DE ALVAPPARIO HIC HIACERE JUSSIT EX VOTO IN INFIRMITATE FACTO VISITANDI ISTUD TEMPLUM VIRGINIS DICTAE DE GUARLATIIS NUDIS PEDIBUS: EX QUO VIVENS VOTUM SOLVERE NON POTUIT HIC A SUIS FUNERATA JACERE JUSSIT. AD MCCCCIII. Gravemente ammalata, Bellalta aveva fatto voto di recarsi a piedi nudi per chiedere grazia alla Madonna per la guarigione. Vanificato il suo desiderio, dispose, dopo la sua morte, che venisse seppellita nella Chiesa della Vergine de' Guarlati.

Giuseppe Catania

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