venerdì 29 marzo 2024

Riti, usanze, credenze della Pasqua in Abruzzo

rilanciamo un articolo del compianto presidente dell'Assostampa 
di GIUSEPPE CATANIA

Riti, usanze, credenze cerimonie pasquali in Abruzzo, sono legati alla Passione, Morte e Resurrezione del Nazareno. 
Il popolo è profondamente devoto alla memoria del dramma del Redentore dell'umanità e ne rinnova con le sacre rappresentazioni, il significato spirituale che, nel corso dei secoli ha mantenuto sempre un vivido e suggestivo motivo culturale.
L'attesa della Pasqua era intensissima, tanto che molto tempo fa si usava preparare una bambola di pezza con sette gambe, per simboleggiare la settimana santa, che
venivano staccate, una al giorno fino a Pasqua.
Durante la Quaresima, peraltro, fino a qualche tempo addietro usavasi celebrare una festa detta della "rotture de la pignàte" (cioè la rottura della pentola) riempita di ogni leccornia, che doveva essere frantumata a Pasqua con un colpo di bastone da una persona bendata, tra gioia ed allegria dei presenti.

LA PUPATTOLA.Altri usavano appendere ad una canna una "pupattola" con la conocchia sotto il braccio ed il fuso in mano. Nell'ampia gonna veniva nascosta una patata (o un arancia) in cui venivano conficcate 7 penne di gallina. La "pupattola" in gramaglie, simboleggiava la vedova di Carnevale e quindi la Quaresima. Le penne venivano strappate una ogni sabato, ogni settimana precedente la Pasqua. Nella credenza popolare ogni penna significa un uovo (fatto dalla gallina dalla quale si traggono le penne) da cui spuntano tante tradizioni, fino a giungere all'Uovo Pasquale. Strappata l'ultima penna, che era bianca, il Sabato Santo si bruciava il fantoccio tra la generale allegria, per significare anche che la "penitenza" era terminata. Molto spesso avveniva che la "pupattola" magra era sostituita da una grossa e rubiconda, vestita di bianco e decorata con uova colorate.

ALTRE CREDENZE. Altre usanze quaresimali, che però conservano reminescenze superstiziose, ricordano che se si tagliano i capelli il primo venerdì di marzo cresceranno più folti e brillanti e non si avranno mali di testa. Si crede anche che non potranno nascere pulcini quando si mettono alla cova le uova mentre le campane sono legate. Al rintocco della campana si crede che i bimbi muoveranno speditamente i primi passi. Sempre ispirate a commossa memoria della Passione del Cristo, mentre si recitano gli uffici, alla fine del "miserere" si usa fare le "battiture" con tocchi di mazza sul pavimento e suono di "racanelle", fino a raggiungere uno strepitio assordante. Si vuol credere che un tale frastuono ricordi il terremoto che percosse la terra nell'attimo in cui Gesù spirava in croce.

IL VENERDI’ SANTO. Ma il vero sentimento religioso della popolazione si manifesta durante le sacre rappresentazioni e le processioni del Venerdì Santo. Memorabile il "Dramma liturgico" che si recita ogni anno a Sulmona, la cui origine si perde nella memoria del tempo, con la partecipazione di attori in costumi d'epoca. Le più celebrate processioni del Venerdì o del Cristo Morto sono quelle di Aquila che coinvolge tutta la popolazione ed assume un alto valore storico legato alla rappresentazione liturgica; e di Chieti. Questa risale ad una devozione popolare del '500: un corteo di musici e cantori si snoda al lume di torce sorrette da "incappucciati". A Gessopalena si svolge, con larga partecipazione popolare la rappresentazione della "Passione e Morte di Cristo" mentre a Lanciano, in una atmosfera di intensa drammaticità, avviene "l'incontro dei santi". La Vergine Addolorata si avvia verso piazza del Plebiscito, mentre la statua di San Giovanni, sbucando da Lanciano vecchia, le si fa innanzi per annunciare la resurrezione del Figlio. Ma il colmo della generale commozione si ha quando le statue della Madonna e di Gesù finalmente si incontrano fra il giubilo della popolazione.


VASTO. A Vasto il Venerdì Santo assume un tono decisamente mesto, quasi sofferto. Già in Santa Maria Maggiore tra l'ora sesta e la nona la Sacra Spina che straziò il Capo di Gesù, donala da Pio IV a Ferdinando D'Avalos, fiorisce coprendosi di bianca lanugine rinnovando un avvenimento miracoloso che si ripete da secoli. A sera, in una atmosfera silenziosa quasi di smaltimento, lentamente si snoda, prendendo avvio dalla Chiesa di S. Antonio la processione del Cristo Morto, mentre echeggiano, di tanto in tanto, gli inni sacri intonati dalla Schola Cantorum. I simboli della Passione e Morte di Gesù incedono scortati da alfieri che recano torce tra ali di folla. Finestre e balconi lasciano brillare lumi, quasi a vegliare la salma del Cristo deposto che lentamente passa sollevata a spalla dai confratelli del Monte dei Morti vestiti di rosso con cappucci e corone di spine.

Tradizionale la festa del lunedì dell'Angelo con il "pasquone", ovvero la scampagnata per le rituali "sciuscellette" tra amici e parenti in una gioiosa atmosfera di giubilo. Ad Orsogna il martedì di Pasqua si celebra la Festa dei Taralli di antichissima origine tra sacro e profano, in onore della Madonna le principali scene del Nuovo e Vecchio Testamento e vengono portati in processione fino alla grande piazza del paese. Qui avviene il dono delle primizie per addobbare i baldacchini di foglie di alloro, mortelle e spighe verdi. Al termine le spighe vengono prese e conservate come auspicio di bene e come devozione.

Molto suggestiva la "processione della Madonna che corre" che si svolge la mattina di martedì di Pasqua a Corropoli. La statua di S. Giovanni viene portata dalle chiesa verso la piazza per incontrare la statua della Madonna. Entrambe le statue ripercorrono poi il tragitto, di corsa e, tornando sul Sagrato incontrano la statua di Gesù Risorto. Tutte le statue vengono portate in processione, mentre quella di San Giovanni viene portata attraverso la "ruette" per annunciare la Resurrezione di Cristo, mentre le campane suonano a distesa.

IL CIBO. Dai riti religiosi alle usanze domestiche il passo è breve: l'agnello pasquale è il cibo privilegiato che finisce inesorabilmente in brodo o arrosto, insaporito da patatine rosolate e contornato da insalatine fresche. La tavola pasquale è ricca, abbandonante e varia ed e contornata da una serie di dolci a forma di cuori, cavalli, pupe, agnelli che recano sempre, per devozione, incastonato un uovo. Più in disparte, ma bene in vista, le pizze dolci, i fiadoni ed anche le "zeppole", frittelle confezionate con fiori di farina e acqua bollente, fritte e dorate e poi spolverate di zucchero o ricoperte di miele.

Ma l'uovo di Pasqua di cioccolata fondente, avvolto in carta stagnola dorata, è il protagonista della Festa; forse più per la sorpresa che reca nel suo cavo e che si attende con curiosità che per il gusto di assaporare la tenerezza del dolce.

L'uovo simboleggia la Risurrezione di Gesù e, come dice anche S. Agostino, la speranza nella nuova vita. È considerato anche simbolo del mondo, origine di tutte le cose, della forza e della fecondità della terra, sorgente del bene.

Talune famiglie del contado usano ancora, alle 9 del mattino, far colazione con enormi frittate, a base di uova i fresche di giornata, imbottite di ventresca e di fegato. Poi, indossati gli abiti della festa alla Messa di Mezzogiorno. Ed ecco, quindi, tutti a tavola davanti un bel piatto di maccheroni alla chitarra al sugo imbiancato da formaggio grattugiato poi le "pallotte" (polpette di carne) con contorno i di piselli, trangugiarne fino allo spasimo e far esclamare: "chi té le maccarune d'avanze, ecche la panze", tanta è la voglia di non smettere. Una vera scorpacciata dopo l'assoluta astensione dei primi sei giorni della settimana santa, un simposio familiare ricco ed appetitoso.
Ma con il pensiero rivolto al "pasquone" per ricominciare di nuovo.

Giuseppe Catania

1 commento:

profmugoni ha detto...

Grazie, illustre giornalista Catania, della bella inquadratura pasquale, da Vasto allargata a tutto l'Abruzzo, "forte e gentile" anche in fatto di tradizioni religiose e non solo.

Certo, nella settimana di Pasqua, il fortunato turista o gli abitanti locali hanno il privilegio di provare emozioni profonde; sono il risultato dell'alto livello di religiosità delle comunità locali, a iniziare dalla nostra Vasto, per culminare con la Città dell'Aquila, e passando per Lanciano e per diverse altre comunità.

Si tratta di intensa partecipazione popolare ai riti pasquali che altrove sono solo lontano ricordo; si tratta in sostanza di autentici valori cristiani ed anche civili, lasciati in eredità a noi dalla storia abruzzese.

Sarebbe davvero il caso di tener ben saldo questo patrimonio culturale, affettivo e sociale; le Istituzioni locali, regionali e anche la Scuola, devono mettere a frutto questa ricchezza di contenuti, ideali, e morali, tanto più con i tempi che corrono in materia proprio di moralità.

Ancora grazie del servizio agli amici giornalisti di Vasto, Giuseppe Catania e a Nicola D'Adamo.

Colgo la felice occasione per porgere ad essi e ai loro cari, i migliori Auguri di Buona Pasqua
prof.mugoni