sabato 23 ottobre 2021

L'antico rito della raccolta delle olive






















Dieci anni fa pubblicammo questo commosso ricordo sul rito della raccolta delle olive al tempo dei nostri nonni scritto da DAVIDE DELLE DONNE. Lo riproponiamo oggi, è sempre attuale.

In queste settimane nelle nostre campagne si ripete il rito della raccolta delle olive. In base alle analisi effettuate, la qualita' dell'olio extravergine di quest'anno e' la migliore degli ultimi dieci anni. 
Il profumo dell'olio appena esce dal separatore e il colore dell'olio appena fatto e' un valore aggiunto che inorgoglisce il produttore. 

Questo rituale della raccolta delle olive, del trasporto ai frantoi locali e poi lo scambio delle opinioni tra persone che magari si conoscono durante l'attesa del proprio turno di scarico hanno il sapore antico vissuto quando accompagnavamo i nostri nonni " a lu trappite". 
I nonni che volevano assistere alla molitura delle loro olive per verificare la resa a quintale e che tutto filasse liscio ...come l'olio. 
Infatti la prima domanda che viene spontanea in questo periodo e' la resa a quintale di olio che quest'anno e' alla 14-15 (voci di popolo). 
La raccolta delle olive era un ritrovarsi con i nonni, i cugini, gli zii e le zie e poi ogni uno aveva il suo ruolo. C'era chi metteva il pannone in modo che le olive non andassero perse, c'era chi era addetto alle "cannucce" se c'era il terreno in pendenza, poi chi aveva la scala piu' alta e chi con i rastrelli faceva cadere le olive dei rami piu' bassi. 

Quest' anno le giornate sono state abbastanza miti, ma capitavano giornate che erano fredde, nebbiose,con il terreno pesante per la pioggia caduta il giorno prima, ma riempire il "votinello"era una molla piu' forte delle cattive condizioni atmosferiche. Le olive venivano messe in sacchi di tela e poi la sera alla luce fioca di un lume arrangiato, tramite una grata in pendenza si toglievano i rametti e le foglie. 
Chi in campagna e' abituato ad avere il recipiente dell'olio pieno, dopo averlo pulito e lavato e' una sicurezza e fa dormire tranquilli. 

Mio Nonno Teodoro vista la mia partecipazione (avevo 10-11annni) alla raccolta e alla buona volonta' mi premiava ogni anno con una dama di olio nuovo ed era per un po' come una medaglia. Il frantoio dove portava le sue olive era situato nelle vicinanze della Chiesa di S.Antonio da Padova, da tempo non  piu' attivo . 

Bei tempi...Oggi noto come tantissime piante di olive siano abbandonate, lasciate cosi' all'abbandono, senza che nessuno ne vada a raccogliere i frutti perche' ...non conviene. Questa parola mi fa inquietare perche' sara' che a conti fatti tra potatura, raccolta, taglio dell'erba che cresce sotto le piante, concimatura,ecc.ecc. in base al prezzo di mercato, quello che rimane e' poco, ma almeno sappiamo cosa mangiamo. 
Infatti non riesco a capire come facciano a vendere l'olio extravergine di oliva a prezzi inferiore ai tre euro a litro quando solo di molitura costa almeno un euro. Poi considerando la bottiglia, il tappo, l'etichetta, il trasporto, il guadagno, mi dite come fanno? Semplice ...non e' olio nostro,chissa' da dove viene. Invito chi ha un uliveto in stato di abbandono perche'...non conviene di riapprezzarlo e ricreare quel clima di una volta con cugini, zii, zie e nonni (chi puo'). 
E' un modo per riappropriarci di un epoca passata e che oggi a conti fatti...non conviene,ma che puo' darci ancora oggi dei profumi e dei sapori che tutto mondo ci invidia e che (almeno questi) non possono essere delocalizzati.
Davide Delle Donne.

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